Il caso Bozzoli:dopo sette anni condannato all’ergastolo il nipote

di Artemide

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    Caso Bozzoli, la sorella dell’operaio morto: “Mio fratello ha visto Mario vicino ai forni”

    La sorella di Giuseppe Ghirardini, dipendente dell'imprenditore Mario Bozzoli scomparso dallo scorso 8 ottobre a Marcheno (Brescia), ha riferito che il fratello raccontò ai suoi familiari di aver visto per l'ultima volta il suo titolare vicino ai forni, prima della sua scomparsa. Ghirardini è stato trovato morto qualche giorno dopo tra i boschi di Ponte di Legno.



    L'ultima volta che Giuseppe Ghirardini, operaio della Bozzoli srl, ha visto il suo titolare Mario, scomparso dallo scorso 8 ottobre, l'imprenditore di Marcheno (Brescia) si trovava vicino ai forni. La rivelazione, che in realtà per gli inquirenti suona come una conferma alle loro ipotesi, è della sorella di Ghirardini, trovato morto domenica 18 ottobre nei boschi di Ponte di legno dopo aver fatto perdere le sue tracce. Secondo quanto riporta il settimanale "Giallo", la sorella dell'operaio ha inserito questi particolari all'interno della denuncia di scomparsa di Ghirardini, avvenuta sei giorni dopo quella di Mario Bozzoli. Tra Giuseppe Ghirardini e l'imprenditore scomparso c'era un bel rapporto, tanto che, come si legge nella denuncia, l'operaio si era messo a piangere quando aveva raccontato ai suoi famigliari della scomparsa dell'uomo. Ghirardini è stato l'ultimo a vedere Mario Bozzoli: è avvenuto intorno alle 19.20-19.30 circa. Dopo ha proseguito il suo lavoro fino alle 22 senza notare altro.

    Nella zona dei forni sono già concentrate le indagini

    Proprio nella zona dei forni sono concentrate le indagini degli inquirenti che indagano sul caso dell'imprenditore scomparso: al lavoro ci sono anche esperti come l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che stanno analizzando i lingotti di ottone prodotti dalla fonderia e gli scarti di lavorazione per cercare tracce biologiche riconducibili a Bozzoli. L'ipotesi più accreditata è infatti che il corpo dell'uomo sia stato gettato in uno dei forni della fabbrica. L'inchiesta però si preannuncia ancora lunga e resta al momento senza indagati. Così come resta ancora avvolta dal mistero la morte di Ghirardini, che secondo molti potrebbe essere collegata alla sparizione dell'imprenditore. A chiedere di fare luce sul caso è stata, qualche giorno fa, anche l'ex moglie dell'operaio, che si trova in Brasile assieme al loro figlio. Ghirardini a dicembre avrebbe dovuto recarsi in Sudamerica per incontrarlo.


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    Caso Bozzoli, la scientifica torna nella fonderia per cercare tracce dell’imprenditore

    La scientifica torna nella fonderia di Marcheno in cerca delle tracce dell'imprenditore scomparso Mario Bozzoli, sul campo arriva anche l'anatomopatologa del caso Yara. Mentre si attendono che l'autopsia faccia chiarezza sulla morte di Giuseppe Ghirardini, dipendente di Bozzoli ritrovato morto in riva a un torrente.




    Dopo il ritrovamento del corpo di Giuseppe Ghirardino, l'operaio di 50 anni scomparso lo scorso mercoledì e dipendente della fonderia Bozzoli di Marcheno (Brescia), pochi giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli, titolare dell'azienda, ancora non c'è certezza sulle ragioni della morte dell'uomo, né se nessun collegamento ufficiale tra i due casi.


    Sul corpo di Ghirardino, 50 anni rinvenuto sulle rive del torrente Ponte di Legno ieri mattina, poco distante la sua auto, si deve ancora effettuare l'autopsia per stabilire con certezza le cause della morte. I Ris dei carabinieri hanno invece effettuato un nuovo sopralluogo nell'azienda di Bozzoli a Marcheno, già passato più volte al setaccio. Questa volta la scientifica dei carabinieri è stata accompagnata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, nominata come consulente della procura dal pm Tommaso Buonanno. La Cattaneo è già stata consulente nel caso di Yara Gambirasio.

    Non solo sulla morte di Ghirardini si è aperto un differente fascicolo, ma non ancora non esiste nessun concreto collegamento tra la scomparsa dell'imprenditore e la morte in riva al torrente del suo dipendente. Soprattutto sulla scomparsa di Bozzoli pesa come un macigno il dubbio che l'uomo non sia mai uscito dall'azienda, ridotto forse in cenere nel forno della sua fonderia. Ma finora le analisi non hanno dato nessun riscontro.

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    Caso Bozzoli, giallo su fatture pagate dall’imprenditore scomparso e intestate al fratello

    Mentre l'inchiesta sulla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli resta senza indagati, gli inquirenti insistono sui cattivi rapporti tra Mario, da una parte, e il fratello con i due nipoti. Alcune fatture per la loro nuova fonderia sarebbero state pagate dall'imprenditore scomparso. Intanto i dipendenti della Bozzoli srl sono senza stipendio da due mesi.




    A quasi un mese dalla scomparsa dell'imprenditore di Marcheno (Brescia) Mario Bozzoli, non ci sono ancora novità di rilievo nelle indagini. L'inchiesta resta senza indagati e le analisi degli esperti sui lingotti di ottone e gli scarti prodotti dalla fonderia, alla ricerca di tracce biologiche dell'imprenditore, proseguono senza per ora alcun esito. Ecco allora che l'attività degli inquirenti segue i metodi tradizionali: gli interrogatori di parenti e conoscenti dell'imprenditore, in particolare per ricostruire quel clima di tensione tra Mario, da una parte, e il fratello Adelio e i suoi due figli Giacomo e Alex, dall'altro, che sembra essere la chiave del mistero. Un elemento in più, in questo senso, è stato fornito da un artigiano che ha lavorato nella nuova fonderia di Bedizzole che, secondo quanto ormai accertato, il fratello di Mario Bozzoli e i suoi nipoti avevano intenzione di aprire. Un'attività che sarebbe andata in diretta concorrenza con quella di Marcheno, divisa come proprietà tra Mario e Adelio.

    Le fatture della nuova fonderia pagate da Mario Bozzoli. Perché?

    Secondo quanto rivela il Corriere della sera, l'artigiano avrebbe detto che le fatture per la fonderia di Bedizzole erano state fatte saldare da Adelio e dai suoi figli a Mario Bozzoli. Un elemento che sarà facilmente verificabile dagli inquirenti, e che dovrà quanto meno essere spiegato dai tre, già indicati dalla moglie dell'imprenditore come il motivo del cattivo umore e delle preoccupazioni del marito negli ultimi tempi. Insinuazioni senza alcun riscontro, al momento, alle quali il fratello dell'imprenditore scomparso ha già replicato, affermando tralaltro di aver deciso di comune accordo con lui di rimandare l'apertura della fonderia a Bedizzole per fronteggiare, assieme, la crisi.

    I dipendenti della Bozzoli senza stipendio da due mesi
    La crisi: parola che adesso i dipendenti della fonderia di Marcheno iniziano ad accarezzare con mano. Da due mesi, ben prima che Bozzoli scomparisse, i lavoratori sono senza stipendio. L'attività della fabbrica resta bloccata fino a quando la magistratura non completerà le analisi sui forni, in particolare su quello nel quale, la sera dell'8 ottobre, si registrò una fiammata anomala. Ma i conti dell'azienda non sono sottoposti a sequestro: spetta alla proprietà, adesso quindi al solo Adelio Bozzoli, pagare i dipendenti. Non tutti: uno di loro, Giuseppe Ghirardini, non potrà mai ritirare lo stipendio. È stato trovato morto nei boschi di Ponte di legno domenica 18 ottobre: un altro tassello che non trova al momento una sua collocazione logica nel giallo di Marche.

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    Svolta nel caso Bozzoli, Giuseppe Ghirardini avvelenato con cianuro

    Svolta nel caso Bozzoli. Giuseppe Ghirardini, l'operaio trovato morto pochi giorni dopo la scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, è morto per avvelenamento da cianuro. Lo hanno confermato gli inquirenti dopo l'analisi del copro estraneo trovato nello stomaco dell'uomo.


    Svolta nel doppio mistero di Marcheno, in provincia di Brescia. L'operaio della Bozzoli srl, Giuseppe Ghirardini, trovato senza vita dopo essere sparito, è morto per avvelenamento da cianuro. La conferma, dopo i sospetti che la morte dell'uomo non fosse avvenuta per cause naturali, è arrivata dagli inquirenti. Nello stomaco del lavoratore dell'azienda bresciana il cui proprietario, Mario Bozzoli, è scomparso lo scorso 8 ottobre, era stato trovato un oggetto di circa quattro centimetri per due, che conteneva al suo interno un'anima di cianuro, non naturale e che non si troverebbe sul mercato libero.

    L'ipotesi del suicidio

    La notizia della presenza di cianuro è un vero e proprio colpo di scena nelle indagini sulla morte di Ghirardini e sulla scomparsa dell'imprenditore di Marcheno. Adesso, acclarata la causa non naturale della morte dell'operaio, l'ipotesi più accreditata da parte degli inquirenti è quella del suicidio: l'uomo avrebbe ingerito volontariamente la capsula di cianuro, anche se restano molti dubbi su come l'operaio se la sia potuta procurare. L'ipotesi del suicidio getta inoltre un'ombra inquietante sugli eventuali segreti che Ghirardini ha voluto portarsi con sé nella tomba: l'operaio era stato uno degli ultimi a vedere in vita Mario Bozzoli e, particolare ancora più inquietante, era l'addetto ai forni nei quali secondo gli inquirenti il cadavere di Bozzoli sarebbe stato gettato.

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    Licenziati i dipendenti della fonderia Bozzoli. E l’inchiesta sull’imprenditore scomparso è ferma

    La fonderia di Marcheno (Brescia), dove lo scorso 8 ottobre scomparve l'imprenditore Mario Bozzoli va verso il fallimento. Il liquidatore nominato dal tribunale di Brescia ha infatti licenziato tutti i 15 dipendenti dell'azienda, dopo il mancato accordo tra i soci (il fratello e la moglie di Bozzoli) e l'assenza di altri investitori. Anche sul fronte dell'inchiesta sulla sparizione dell'imprenditore nessuna buona notizia: è tutto fermo



    Dalla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, socio dell'omonima fonderia di Marcheno, in provincia di Brescia, è passato quasi un anno. Era l'8 ottobre dello scorso anno quando dell'uomo si perse ogni traccia. E adesso rischia di scomparire definitivamente anche l'azienda dove l'uomo fu visto per l'ultima volta. Il commissario liquidatore nominato dal tribunale di Brescia ha infatti licenziato tutti e 15 i dipendenti della fonderia, rimasta sotto sequestro per mesi. Il licenziamento è l'inevitabile conseguenza del mancato accordo tra i due soci della fonderia, il fratello e la moglie di Mario, e dell'assenza di un altro investitore capace di rilevare l'azienda.

    I sindacati avevano lanciato l'allarme
    Dopo la scomparsa dell'imprenditore a lungo i sindacati avevano denunciato il rischio che la fabbrica potesse chiudere, aggiungendo così un altro dramma alle tragedie legate alla fonderia di Marcheno: la scomparsa di Mario Bozzoli e la morte – dopo pochi giorni – dell'operaio Giuseppe Ghirardini. La riaccensione di uno dei forni dove, secondo gli inquirenti, il cadavere dell'imprenditore sarebbe stato occultato, aveva fatto sperare nella ripresa della produzione: ma i dissidi tra i soci hanno di fatto portato al fallimento dell'azienda.

    Una sorta di maledizione sembra ormai avere avvolto la fonderia del paese in provincia di Brescia. Anche sul fronte delle indagini, infatti, sembra ancora tutto fermo: le indiscrezioni sul ritrovamento di tracce dell'imprenditore scomparso negli scarti di lavorazione di uno dei forni non ha portato a sostanziali passi in avanti. Restano quindi indagati a piede libero – con l'accusa di omicidio e distruzione di cadavere – i due nipoti di Mario Bozzoli, figli del fratello Adelio, e due operai della fonderia. O meglio: ex operai.



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    Omicidio Bozzoli, dopo sette anni condannato all’ergastolo il nipote
    Giacomo Bozzoli è stato condannato all’ergastolo: l’accusa è di aver ucciso lo zio Mario, l’imprenditore bresciano svanito nel nulla l’8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno.
    A cura di Giorgia Venturini




    È arrivata la condanna all'ergastolo per Giacomo Bozzoli: l'accusa è di aver ucciso lo zio Mario, l'imprenditore bresciano svanito nel nulla l'8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno.


    Ora la sentenza ha confermato la richiesta del pubblico ministero che aveva chiesto il carcere a vita per l'omicidio e la distruzione del cadavere. Giacomo Bozzoli infatti avrebbe poi distrutto il corpo in uno dei due forni. La difesa invece aveva chiesto l'assoluzione. Dopo dieci ore di camera di consiglio è arrivata la condanna.


    Per gli inquirenti il nipote "odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli". Bozzoli non è mai uscito dalla fonderia: nessuna telecamera l'ha ripreso uscire e la sua macchina non ha mai lasciato il parcheggio


    Per la Procura il nipote avrebbe distrutto il cadavere "sulla superficie di un bagno di metallo fuso nel forno grande della fonderia Bozzoli srl sino a ottenerne la carbonizzazione e l'incenerimento". Secondo l'accusa da tempo meditava di uccidere lo zio: i due non andavano d'accordo con la gestione della fonderia.

    Le accuse nei confronti del nipote

    A incastrare Giacomo Bozzoli sono i suoi spostamenti: agli inquirenti ha raccontato di essere salito in ufficio alle 19.10 e di essere sceso sei minuti dopo. Poco dopo dal forno è uscita una fumata anomala.


    Il telefono di Giacomo Bozzoli per 45 minuti è stato fermo e si è riattivato solo alle 19.24 quando cerca di chiamare la compagna. I suoi spostamenti non tornano proprio nella fase critica in cui sarebbe stato commesso l'omicidio. Oggi venerdì 30 settembre è arrivata la sentenza di condanna all'ergastolo.

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    L’ex fidanzata di Giacomo Bossoli, all’ergastolo per l’omicidio dello zio: “Lo odiava, voleva ucciderlo”

    La testimonianza processuale dell’ex fidanzata di Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere dello zio Mario: l’uomo era scomparso nell’ottobre del 2015.
    A cura di Francesca Del Boca


    "Prima o poi lo ucciderò". Così, secondo la testimonianza dell‘ex fidanzata di Giacomo Bozzoli durante il processo, il nipote avrebbe meditato la morte del tanto odiato zio, l'industriale Mario Bozzoli. Fino all'omicidio vero e proprio, avvenuto nell'ottobre del 2015.


    Oggi dopo 7 anni, 22 udienze e un anno e mezzo di processo, la Corte d'assise di Brescia ha condannato all'ergastolo Giacomo Bozzoli per l'omicidio premeditato e la distruzione del cadavere dello zio Mario, probabilmente dato alle fiamme nella fonderia di famiglia a Marcheno, in Valtrompia.

    La testimonianza dell'ex fidanzata
    Davanti alla Corte la donna aveva spiegato che, durante i tempi del loro fidanzamento, terminato nel 2011, in diverse occasioni Giacomo le avrebbe detto che "prima o poi avrebbe ucciso lo zio Mario, lo odiava", descrivendo anche le modalità con cui avrebbe voluto eliminarlo.


    Svaligiano le case di calciatori e influencer, la polizia: "Sapevano quando colpire dai social"
    Parole che avevano portato Giacomo Bozzoli a denunciare l'ex fidanzata, ritenuta testimone chiave dall'accusa, per falsa testimonianza (denuncia poi archiviata).

    Il piano per uccidere lo zio Mario

    La ragazza, in incidente probatorio, aveva parlato di un presunto piano criminale che Giacomo le avrebbe descritto durante la loro relazione amorosa.


    "Io avrei dovuto prendere la sua auto, transitare in autostrada così il Telepass avrebbe segnato il passaggio dell’auto e lui avrebbe dovuto aspettare lo zio fuori casa. Si sarebbe procurato stivali di un numero più grande, avrebbe aspettato lo zio e lo avrebbe colpito da dietro a sorpresa", aveva detto in aula. "Poi si sarebbe nascosto nel bosco. Il giorno successivo mi avrebbe chiamato da una cabina telefonica e io sarei dovuta andare a prenderlo".

    Le motivazioni della condanna
    Una testimonianza che può aver avvalorato la tesi, sostenuta dal giudice, dell‘omicidio premeditato. Ma come sia andata realmente non è ancora dato sapere: per conoscere con certezza le motivazioni dettagliate della condanna all'ergastolo sarà necessario attendere ancora 90 giorni.

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